Nella sala del Pliocene e Pleistocene, una sezione specifica viene dedicata all’antropologia. L’esposizione è introdotta dalla filogenesi dell’uomo e si conclude con i principali ritrovamenti nel territorio provinciale. Le più recenti scoperte, riferite al periodo compreso tra 7 e 2,5 milioni di anni fa, hanno profondamente modificato l’interpretazione dell’evoluzione dell’uomo. Questo intervallo di tempo si va ora popolando di numerose forme che col passare del tempo vedono affermarsi sempre più i caratteri tipici del genere Homo. Le prime vetrine evidenziano alcune forme fossili, ora completamente estinte. Parte di rilievo è data dagli Australopitechi, genere scoperto in Africa. Particolarmente accurata la ricostruzione del nostro più famoso antenato “Lucy” i cui resti scheletrici sono ricomposti a scala naturale nella vetrina.
In un area geografica sempre più vasta compaiono ominidi con capacità cranica ancora molto ridotta, mentre il muso tende ad appiattirsi e la bipedia sembra essere il carattere comune fin dai più antichi esemplari. Numerose specie fanno la loro comparsa mostrando che le affinità con Homo si fanno più evidenti man mano che ci si avvicina a 2,5 milioni di anni fa. E’ proprio in Africa che circa 2 milioni e mezzo d’anni fa apparve la prima forma umana, Homo habilis, così chiamato per la sua capacità di costruire utensili. Seguono tutti gli altri discendenti fino a giungere a Homo sapiens, ovvero noi stessi. Vengono descritte le modificazioni anatomiche, il linguaggio, l’evoluzione tecnologica e spirituale attraverso strumenti sempre più complessi e forme espressive quali disegni preistorici di notevole livello artistico.
L’ultima vetrina espone reperti umani della provincia di Bergamo ed illustra la distribuzione dei siti bergamaschi dove sono stati recuperati i resti di circa una cinquantina di individui. I rinvenimenti in grotte o ripari nelle Valli Bergamasche di resti della nostra antica popolazione, e dei relativi oggetti di corredo hanno permesso di identificare complessivamente, dal Paleolitico all’Età del Bronzo, circa 50 individui. Purtroppo si tratta prevalentemente di resti incompleti e frammentari. Ciò è dovuto a diversi fattori quali crolli, glacialismo ma anche scavi clandestini. Dallo studio di questi reperti è stato possibile tracciare una breve descrizione dei bergamaschi nella Preistoria. Si evidenzia lo straordinario dettaglio sulla falange esposta che riporta ancora piccole tracce dell’antico tessuto.
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