Sala del Carsismo

L’esposizione tratta questo fenomeno geologico che comprende tutti i processi che derivano dall’azione solvente dell’acqua sulle rocce. Sono esposte le rocce più comunemente interessate dal fenomeno quali calcari, dolomie, gessi, e i principali minerali che costituiscono le rocce carbonatiche ovvero calcite, aragonite e dolomite. All’ingresso, nella sezione di destra, è esposto un grosso campione di calcare del Giurassico inferiore che esemplifica bene la corrosione differenziale di rocce a differente solubilità, in questo caso il calcare e la selce.

Carsismo superficiale

L’acqua meteorica agisce sul calcare nella zona di contatto tra aria e roccia dove forma tipiche microforme e macroforme. Scannellature, karren, solchi a doccia, vaschette di corrosione e alveoli sono le microforme più tipiche; è esposto un esempio di vaschetta di corrosione, nota come kamenitza, del carso triestino. Tra le varie macroforme sono descritte doline, polje e valli carsiche che vengono illustrate attraverso plastici, carte topografiche e fotografie. Il primo plastico illustra le doline di corrosione dovute all’azione solvente delle acque superficiali in rocce fratturate. Il paesaggio che ne deriva è caratterizzato da una copertura vegetale a prato-pascolo ed è molto frequente nelle Prealpi lombarde e venete. Il secondo plastico illustra le doline di crollo, formate dal crollo del tetto di una grotta preesistente; sono frequenti nelle zone carbonatiche di alta quota delle Prealpi lombarde. Sono illustrati i tipi di valli carsiche più diffuse e alcuni esempi di polje, depressioni di ampie dimensioni impostate in corrispondenza di differenze litologiche.

Carsismo profondo

Le acque di infiltrazione scendono lungo discontinuità e si arricchiscono di carbonato di calcio. Le condizioni geologiche e climatiche influenzano l’evoluzione di un massiccio carsico, sia per quanto riguarda le modalità di circolazione delle acque sotterranee, sia per la distribuzione delle gallerie che ne derivano. Vengono presentati i due tipi di carso: il carso completo e il carso incompleto; nel primo si riconoscono una zona di assorbimento, una zona di percolazione ed una zona satura che alimenta le sorgenti; nel carso incompleto manca la zona satura.
Si prosegue con le gallerie, suddivise in due categorie. Le prime sono dovute ad una azione di corrosione distribuita su tutte le pareti, le seconde ad accumulo di sedimenti o a bruschi sbalzi di portata del regime idraulico sotterraneo. Quando l’acqua satura giunge in ambiente di grotta tende a depositare il carbonato di calcio; si formano così le concrezioni: stalattiti e stalagmiti, ma anche crostoni, coralloidi e pisoliti. Sono esposti numerosi campioni provenienti da grotte italiane e sono brevemente spiegate anche le rare concrezioni nel gesso e nel sale.

Carsismo sottomarino

L’acqua marina ha un elevato contenuto in sali ed aggredisce rocce più solubili di quelle carbonatiche. In particolari condizioni si può avere dissoluzione carsica anche sul fondo marino. Ne è un esempio la dissoluzione delle evaporiti messiniane: durante il Messiniano (circa 5 milioni di anni fa), il Mediterraneo arrivò quasi ad asciugarsi e sul fondo si depositarono potenti serie evaporitiche, poi ricoperte dalla normale sedimentazione. E’ da notare il grande cristallo di gesso, depositatosi nel Messiniano, dragato sul fondo del Mediterraneo in un bacino chiuso.

Grotte e inquinamento

Si cerca di sensibilizzare il visitatore sull’importanza della tutela dell’ambiente sotterraneo. Nei massicci carsici gli inquinanti si propagano molto velocemente e contaminano enormi volumi di acqua. L’alterazione chimico-fisica delle acque sotterranee e la scomparsa degli animali che popolano le grotte sono i primi sintomi del progressivo degrado dell’ambiente sotterraneo.

La vita nelle grotte

Alcuni fattori quali umidità, scarse escursioni termiche e assenza di luce condizionano la presenza di vita nelle grotte. Preparati a secco o in alcool evidenziano le caratteristiche degli animali che si sono adattati a vivere in grotta: depigmentazione, riduzione o scomparsa degli occhi, allungamento delle zampe e delle antenne e in alcune specie anche la riduzione degli stadi giovanili. Ripari di origine antropica, qual abitazioni, fortezze, santuari, sepolcri e ripostigli sono spesso stati ricavati in grotte. Importanti giacimenti minerari sono collocati in cavità carsiche riempite da mineralizzazioni; di questi vanno ricordati le riserve di fosfati dovute all’accumulo di guano in grotte usate dagli uccelli come rifugio. Nel quaternario numerosi predatori che popolavano le nostre regioni hanno utilizzato le grotte come riparo come nel caso dell’orso delle caverne di cui è esposto un cranio.

Le grotte in Italia

I territori carsici italiani sono stati suddivisi nelle tre categorie di rocce che li costituiscono: calcari, dolomie, gessi. Di ognuna delle categorie sono stati scelti alcuni esempi famosi. Una carta illustra le situazioni che si possono trovare in Lombardia: sono descritte tre categorie di territori con morfologie superficiali e profonde molto caratteristiche. Le aree carsiche di alta montagna sono sottoposte all’azione diretta delle acque superficiali e del gelo favorendo processi chimico-fisici intensi. Nelle aree interessate dalle glaciazioni mancano le forme carsiche superficiali, consumate dall’erosione glaciale e successivamente riempite dagli accumuli glaciali e fluvioglaciali. Nelle zone non interessate dalle glaciazioni sono invece conservate sia le forme  superficiali che quelle profonde più antiche. L’itinerario si chiude con i rilievi di tre famose grotte della provincia di Bergamo: il Büs di Tàcoi in Val Seriana, il Buco del Castello in Val Brembana e la Grotta del Forgnone in Valle Imagna.

Recentemente, grazie ad un dono della Società Terme S. Giovanni, questa parte dell’esposizione è stata integrata con un eccezionale campione di calcite concrezionata su travertino proviene dall’area delle Terme di Rapolano in provincia di Siena. Si tratta della porzione di una piccola cavità sotterranea, alta 10-25 centimetri, riempita da concrezioni mammellonari e tondeggianti, forma tipica delle cavità completamente allagate. Le singole stalattiti si sono formate e accresciute su un nucleo costituito da un fusto vegetale. Le concrezioni hanno un colore arancione tenue, giallastro, dovuto principalmente ad una patina di calcare poroso. Sono spesso molto fratturate, forse per fenomeni meccanici, disidratazione, oppure per effetto della struttura cristallina del minerale. La loro formazione è stata probabilmente molto rapida, e mancano gli accrescimenti a strati concentrici tipici delle concrezioni di grotta. In alcuni casi le stalattiti, che tipicamente pendono dal soffitto della cavità, sono spezzate all’estremità.

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